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BUILDING ART

Abbiamo restaurato alcuni edifici storici del centro città, dando vita a luoghi spettacolari dove l’architettura del passato si fonde con quella del presente in un’armonia di bellezza ed esclusività.
Questi spazi rinnovati ospitano anche opere d’arte e di design, che possono essere ammirate
liberamente nel rispetto dei residenti.

Chiunque può organizzare il proprio Building Tour: i cortili di tutti gli immobili sono aperti al pubblico
dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18.

Qui la lista completa degli stabili e delle opere:

Lagrange12 – via Lagrange 12, Torino
Cancello Futurista, omaggio a Depero / Richi Ferrero
Equìnox / Richi Ferrero

The Number 6 (Archdaily Building of the Year 2015) – via Alfieri 6, Torino
Giardino Barocco Verticale / Richi Ferrero

Domus Lascaris – via Lascaris 7, Torino
Oxidum / Roberta Bertazzini
Temporary Indoor Gallery

Quadrato – via delle Orfane 20, Torino
Il T’oro / Richi Ferrero
Area archeologica
Eaten Feelings / Pixel Pancho

Roberta Bertazzini

ANITYA

Dal 25 giugno al 25 novembre 2024 Domus Lascaris ospita la nuova mostra di Roberta Bertazzini intitolata “ANITYA“, una collezione di opere che interpretano in chiave artistica le geometrie dell’impermanenza, intesa come consapevolezza dell’essenza effimera di ogni elemento materiale, transitorietà di tutti i fenomeni e delle emozioni, che si trasformano e svaniscono in divenire.   

Helidon Xhixha & Giacomo ``Jack`` Braglia

SCULPTURAL VIEWS

Insieme a Banco di Credito Azzoaglio per sostenere l’arte contemporanea e la salvaguardia dell’ambiente.

L’arte è sempre il riflesso della società che la produce. Oggi il tema della salvaguardia dell’ambiente e dell’utilizzo consapevole delle risorse naturali è al centro del dibattito artistico-culturale. Tematiche importanti, di cui Helidon Xhixha e Giacomo “Jack” Braglia si occupano da sempre raccontando la loro visione del mondo attraverso una ricerca innovativa che coinvolge fotografia e scultura. Un progetto a cura di Beatrice Audrito.

Matteo Tampone

PERCORSI TEMPORALI

In “PERCORSI TEMPORALI”, Matteo Tampone presenta una selezione di 20 opere – ABISSI, ISSIBA, CONSOLIDI, MAPS e la collezione REPERTI – realizzate con tecniche e materiali diversi, espressione della sua ricerca sui processi di ossidazione dei metalli. Elemento centrale di questa produzione è infatti la trasformazione della materia, una metamorfosi scandita dal tempo e guidata dalla natura che, con la forza dei suoi elementi, modella le geometrie e i colori delle superfici in un modo unico e del tutto casuale.

PERCORSI TEMPORALI BY MATTEO TAMPONE
Dal 18 settembre al 3 dicembre
presso DOMUS LASCARIS

Simone Benedetto

ANIMAL SOUL

LA METAMORFOSI

Dal 19 giugno al 10 settembre la collezione di 7 sculture “Animal Soul” di Simone Benedetto mostrano al pubblico la visione del poliedrico artista torinese che, con le sue opere, intende rappresentare la metamorfosi della psicologia umana, e lo sviluppo della personalità nel passaggio dall’infanzia all’età adulta. Attraverso il ricorso ad archetipi apparentemente semplici quali il gioco, l’infanzia e la scoperta del proprio essere, Benedetto rivela la condizione più intima e pura dell’anima, raffigurando giovani essere umani ancora in stretto contatto con il proprio sè, in relazione con il proprio io. È loro, quindi, il vero sentire senza pregiudizio, esattamente nel proprio tempo.

La collezione di opere, realizzata mediante materiali e tecniche diverse, utilizza il simbolismo del linguaggio figurativo per affrontare tematiche spesso legate al sociale. Le sue opere nascono dal quotidiano, da uno sguardo critico sul presente mostrando contraddizioni e problemi della società moderna e fornendo al fruitore uno spunto di riflessione.

 

ANIMAL SOUL DI SIMONE BENEDETTO
Da LUNEDÌ 19 GIUGNO 2023 a DOMENICA 10 SETTEMBRE 2023
presso DOMUS LASCARIS

Daniele Accossato

WRAPPED

Daniele Accossato nasce nel 1987 in provincia di Torino. All’età di 15 anni individua la scultura come metodo comunicativo congeniale, il luogo dove Necessità prende forma.
“…è fondamentale che ognuno lavori costantemente alla ricerca del proprio mezzo, il tramite capace di portarlo alla più accattivante espressione di sé e ad un confronto costaste con l’Altro…”. Nel 2011 si diploma con lode presso l’ Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.
La sua ricerca parte dalla tecnica, dall’alchimia della scultura, dalle icone che identificano il nostro patrimonio culturale e artistico, per esplorare le dinamiche interiori dell’essere umano e il senso estetico comune.

Opere “Box” e “Cage
Sculture, installazioni la cui chiave di lettura risiede non tanto nel soggetto centrale (che si riduce ad archetipo), quanto nella sua “cornice”, il contenitore. Le sculture vengono rinchiuse ed esposte nei loro contenitori da trasporto, tirate giù dai piedistalli e portate ad una condizione più umana e quindi un rapporto più intimo con lo spettatore. Le casse, le gabbie da trasporto, gli imballaggi, allo stesso tempo prigione e protezione, fanno dell’opera una merce. Qualcosa che verrà spedita, trasportata, venduta…
E’ davvero possibile che Arte sia anche merce?
L’Arte non è tale in quanto libera da compromessi?

WRAPPED DI DANIELE ACCOSSATO
Da LUNEDÌ 30 GENNAIO 2023 presso DOMUS LASCARIS

Giacomo Jack Braglia

CONVERSATIONS

Giacomo “Jack” Braglia (Lugano, 1996) è un artista e fotografo svizzero. Si avvicina alla fotografia all’età di undici anni ma supera presto il medium fotografico mettendo a punto una ricerca molto interessante, al confine tra fotografia e scultura, con la quale trasforma i suoi scatti fotografici in sculture e installazioni tridimensionali. Servendosi della tecnica innovativa del wrapping, l’artista dà corpo alla fotografia tradizionale utilizzando supporti fotografici alternativi: busti classici, scudi, bocche e altre forme scultoree ispirate al periodo ellenico che Braglia riveste di immagini scattate durante i suoi viaggi, per permettere alla fotografia di conquistare la terza dimensione superandone i limiti. Immagini affascinanti che si incarnano tra le labbra sinuose di bocche greco-romane per rievocare lo spirito delle sue “Conversations” (Conversazioni), un titolo utilizzato spesso dall’artista al fine di sottolineare l’esigenza intima di aprire un dialogo con il fruitore. Una narrazione visiva condotta servendosi di medium diversi come la fotografia, la scultura, il colore.

Valeria Vaccaro

BURNING TIMES

Il fuoco, tematica centrale della mostra come sottolinea il titolo, è il primo elemento della ricerca artistica di Valeria Vaccaro che con la sua forza positiva e rigeneratrice, contribuisce attraverso la combustione a trasfigurare la materia, conducendola a compiere un atto di metamorfosi, mediante un passaggio di stato irreversibile. Il marmo di Carrara dà invece forma alla visione da cui scaturisce l’intero progetto: un materiale nobile e duraturo nel tempo che è stato scolpito rigorosamente a mano, con grande perizia dall’artista, e poi dipinto utilizzando una tecnica personale messa a punto negli anni di sperimentazione. Con questa straordinaria abilità, Valeria Vaccaro dona al marmo le sembianze di altri materiali, ingannando l’osservatore per innescare cortocircuiti semantici tra oggetto e soggetto rappresentato. La scultrice evoca nel marmo la morbidezza del legno, della carta o della cera raggiungendo la trasfigurazione della materia.

Per la realizzazione delle opere l’artista si serve spesso di lastre di marmo, poi assemblate in sculture e installazioni complesse: un gesto che lancia un messaggio prezioso sull’utilizzo delle risorse naturali non rinnovabili come il marmo, per avvicinarsi ai processi di economia circolare, anche nel campo della scultura.

 

Mostra temporanea di Valeria Vaccaro: Burning Times
The Number 6 – Via Alfieri 6, Torino
Esposizione aperta al pubblico:  23/0908/11 

Dal Lunedì al Venerdì dalle 8:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 19:00
Sabato dalle 8:00 alle 11:00

Piero Ottaviano e Andrea Boeris

PETER OTT

Peter Ott è il nome con cui il fotografo torinese Piero Ottaviano firma le elaborazioni delle sue immagini ed è anche il nome della start-up torinese nata dall’esperienza e dalla lunga collaborazione tra l’interior designer Andrea Boeris e il fotografo. Le fotografie originali, che provengono esclusivamente dall’archivio di Piero, vengono post prodotte dall’autore stesso per tradurre in forma, movimento e colore, le sensazioni provate durante il momento dello scatto. Le immagini conservano il significato nativo ma vengono interpretate con un nuovo linguaggio. Il processo creativo utilizza solo la foto di partenza, volumi e prospettive delle architetture cittadine vengono rielaborati e diventano elementi con cui costruire una dimensione diversa, onirica. Ogni fotografia racconta una storia. La Peter Ott fornisce immagini customizzabili nelle misure e pensate con lo specifico obiettivo di offrire prodotti di alta qualità per arredare con la personalità e il gusto italiano.

Andrea Boeris (Torino, 1967), è nel mondo dell’interior design da 34 anni. Vive e lavora a Torino dove ha fondato la Dinterni – Italian Interior Design – che attrae, con i suoi lavori, clientela di respiro internazionale.

Piero Ottaviano (Torino 1967), si è dedicato alla fotografia, come autodidatta, fin dagli anni ‘80. Dal 1991, abbandonata la sua professione di chimico, si dedica a tempo pieno a quella di fotografo, occupandosi prima di reportage di eventi e poi sempre più di paesaggio urbano, architettura, fotografia di interni
e vari progetti di indagine sul territorio con camere panoramiche sperimentali analogiche costruite dall’amico e collega Giorgio Jano.

Nazareno Biondo

OLD LADY, KILLER CUPIDO & SALAMANDRIDA

Nazareno Biondo (Torino 1985) ha compiuto la sua formazione artistica presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Nel 2007 presenta una tesi, ed una serie di sculture, sui quattro elementi della natura (Aria, Fuoco, Terra, Acqua) in rapporto all’inconscio dell’uomo, avvicinando il suo lavoro al concetto di Land Art. Nel 2011 conclude gli studi a pieni voti con lode, presentando una tesi dal titolo “Il Suono e la Luce attraverso il Marmo”; l’artista propone una performance dove le opere protagoniste, strumenti e diapositive realizzati nel marmo, producono luci, suoni e colori, coinvolgendo gli spettatori. Già dal 2008 partecipa ad alcuni simposi di scultura nazionali ed internazionali, in Italia ed all’estero, vincendo premi e concorsi e realizzando monumenti. Espone in location come la Reggia di Venaria, Palazzo Reale di Torino, fino ad arrivare ad Ankara, Bangkok, Art Basel Miami e New York. Nel 2012 inaugura il suo laboratorio, ove dal marmo, materia e matrice delle sue sculture, Nazareno Biondo fa emergere oggetti del quotidiano in una ricerca di perfezione formale e rielaborazione concettuale; traendo ispirazione tanto da prodotti di uso comune, quanto dalle icone consumistiche del nostro tempo. Le grandi capacità tecniche gli permettono di giungere ad un gelido iperrealismo con il quale riproduce nei dettagli rifiuti e carcasse della società contemporanea. Il marmo lavorato e rifinito rigorosamente a mano, racchiude in sé le forme che si rivelano all’artista attraverso uno sguardo ironico ma allo stesso tempo drammatico
che lui ha sul mondo.

 

Old Lady, dimensioni reali, marmo bianco di Carrara, 2021

Killer Cupido, 300x90x180 cm, marmo bianco di Carrara e acciaio, 2020

Salamandrida, 50x50x40 cm, marmo nero Portoro e oro zecchino, 2020

Valeria Vaccaro

MARMIFERI

Il fil rouge sotteso alla gran parte del opere di Valeria Vaccaro non è tanto, venatura dopo venatura, la riproduzione esatta del materiale ligneo quanto la combustione, ovvero l’agire del fuoco. Ogni scultura è come se fosse un’istantanea di quel processo, dove l’attimo viene colto e reso perenne nel suo divenire: un istante fugace che viene congelato attraverso un materiale considerato da sempre eterno, cioè il marmo. Ad ardere sono oggetti mediocri, senza valenza estetica alcuna, ma il processo di trasformazione che li investe non si limita solo a una mutazione di materia ma si pone su un altro livello, donando loro un valore in quanto opera d’arte. Fuoco e combustione sono infatti portatori di una molteplicità di significati simbolici, riconducibili a due fondamentali aspetti: il fuoco da elemento di distruzione e giudizio è nello stesso tempo metafora di rinnovamento. L’azione distruttiva delle fiamme si propone qui allo stesso tempo come ri-generatrice e sinonimo del gesto creativo dell’artista-demiurgo. Pallet bruciacchiati e casse da trasporto in disuso, relitti contemporanei ormai familiari, propri di una quotidianità cui ormai siamo avvezzi, sinonimo di desolazione, abbandono e spreco, anziché in depositi e magazzini occupano indebitamente spazi espositivi.

 

Marmiferi, 6x6x65 cm cad., marmo bianco di Carrara e inchiostri

Salvatore Astore

ANATOMIA UMANA

Il gruppo scultoreo Anatomia Umana è composto da una coppia di sculture verticali in acciaio inox satinato di oltre 5 metri di altezza, collocate in un punto nevralgico della città, all’incrocio tra corso Galileo Ferraris e via Cernaia. Le sculture acquistano uno specifico senso urbanistico e diventano dei segni plastici che valorizzano esteticamente l’inizio della lunga prospettiva dove svetta sullo sfondo il monumento a Vittorio Emanuele II. La monumentalità e l’essenzialità organica della materia instaurano un rapporto dialettico con il paesaggio urbano e naturale che le circonda.

La dimensione degli spazi concavi interni delle sculture, in contrapposizione alle superfici convesse esterne) si impone come protagonista e si inserisce all’interno di una dinamica dove l’alternanza tra vuoto e pieno viene scandita dal nostro immaginario. L’artista, in una sapiente retorica concettuale, sperimenta geometrismo e volumi, giungendo a una frontiera labile dove svanisce l’intervento umano e prosegue quello della natura, dando nascita a nuove forme, nuove anatomie.

Questo intervento artistico site-specific partecipa alla rivalutazione di uno spazio pubblico e si erge a modello di sinergia tra pubblico e privato. Grazie alla collaborazione tra la galleria Mazzoleni e le istituzioni pubbliche, il sito riqualificato si presenta come nuovo punto di riferimento e felice esempio di arte pubblica a beneficio dei cittadini e dei visitatori del capoluogo piemontese.

Anatomia Umana, questo recente mio lavoro scultoreo in cui volutamente risaltano due enormi fori sagomati a forma di calotta cranica, sono – a mio modo di vedere – la traduzione plastica di concetti come materia, peso, forma, vuoto che ho sempre indagato nel mio fare scultura. Il tentativo di mettere in relazione la parte con il tutto, la forma visibile delle cose con l’aspetto immateriale della conoscenza, così come l’urgenza di ricercare l’organicità della forma, è il mio modo di proseguire la ricerca sull’Uomo e sul rapporto fra l’uomo e il mondo”. dichiara l’artista Salvatore Astore, autore di Anatomia Umana

Il progetto espositivo, che si inserisce all’interno delle ricorrenze del quinto Centenario della morte di Leonardo Da Vinci, è realizzato in collaborazione con la Città di Torino, sotto il coordinamento dell’Ufficio Arte Pubblica e con i patrocini della Regione Piemonte e della Città Metropolitana di Torino. L’inaugurazione si terrà giovedì 11 novembre in presenza dell’artista e delle Istituzioni.

L’illuminazione dell’opera è a cura di Iren, l’operazione è resa possibile grazie al sostegno di Banca Intermobiliare, e al sostegno di aziende e mecenati del territorio tra i quali Assistudio, Gruppo Building, Damilano, Deltratre, Subduded, Vestil.

Gabriele Garbolino Rù

DIOSCURI

Gabriele Garbolino Rù è uno scultore che guarda ai linguaggi della contemporaneità con un occhio formato nella tradizione figurativa. La sua ricerca è orientata al recupero dell’atto creativo, come processo lento di lavoro e di disciplina, vicino a quello dell’artigiano. La scultura di Garbolino Rù torna a un momento della storia dell’arte, nel quale genio creativo e quotidiana produzione erano ancora ben saldi nella pratica artistica. La necessità di dare forma alle istanze di una comunità, laica o religiosa, con un’arte per la piazza o per la chiesa, riporta l’artista a una dimensione professionale poco frequentata, ma ancora viva.

Reinterpretazione dell'opera TOH dell'artista Nicola Russo

HOT VOL. 1

In occasione di Contemporaryart Torino Piemonte, otto street artist torinesi reinterpretano l’opera TOH dell’artista Nicola Russo, omaggio all’iconica fontana torèt, simbolo della città di Torino. Max Petrone, Alice Arduino, Gec Art, Rawtella, Arteria Palma, Nicolò Canova, Halo Halo e Jins riproporranno liberamente l’opera di Russo, rielaborandola con tecnica libera e dandole così nuova vita. Le otto opere, riunite nella mostra HOT Vol. 1, verranno esposte dal 2 (opening alle ore 18.30) al 16 novembre presso la galleria open air di Domus Lascaris, inaugurata dal Gruppo Building. Insieme alle otto opere ci sarà anche il TOH originale dell’artista, in esposizione nel tratto pedonale di Via Dellala.

Verso metà novembre, le opere verranno battute all’asta all’interno degli spazi di Paratissima: una parte del ricavato (il 40%) verrà devoluta a Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus di Candiolo.

TOH si ispira all’elemento urbano delle fontane pubbliche e rappresenta la volontà di rinascita della città dopo il lungo lockdown. Un’opera geneticamente POP, riconoscibile da tutti, ma anche un manifesto della nuova Torino che reagisce, che si espone per rinascere. Lo dimostra il coinvolgimento di un charity partner importante come FPRC Onlus, scelto allo scopo di dare un’ulteriore valenza sociale al progetto artistico, fortemente radicato sul territorio: non a caso tutta la filiera produttiva è piemontese. In questo modo si concretizzerà anche la ricaduta economico-sociale della rinascita di cui il progetto si fa portavoce.

Richi Ferrero

GIARDINO BAROCCO VERTICALE

Utilizzando la luce, Richi Ferrero ha attivato un recupero importante che, avvalendosi della leggerezza delle emissioni luminose, restituisce alla memoria quello che era il segno caratteristico delle aree comuni rappresentate dal giardino ormai scomparso e dal cortile tutt’ora esistente seppur rimaneggiato. Un disegno di pietre e di luce del cortile, realizzato con 748 barre in resina di sassi luminosi e 300 metri di nastro illuminato, ricrea un classico modello barocco, con ciottoli grigi azzurrati e dalle tonalità più calde color sabbia che si abbinano a colori di luce attentamente miscelati. Sopra di essi l’albero, ombra maestra di ogni giardino, è ricostruito in acciaio e sospeso nell’aria, tra il primo e il terzo piano: 520 kg di ferro zincato compongono il tronco e il braccio che lo sostiene. L’albero si sviluppa in altezza per oltre 6 metri con un diametro massimo di 5,30 metri, mentre il braccio di sostegno è lungo 4,30 metri. Ogni ramo ha una luce e ogni luce cambia colore. I 13 rami principali sono realizzati con 590 kg di tubi in inox, con 78 puntuali luminosi alimentati da 180 alimentatori. Al calare della luce diurna, l’albero illumina la corte ridisegnata con i ciottoli luminosi. Intorno e sopra l’albero i segni si semplificano, il giardino sale, citato nelle 82 fioriere aromatiche illuminate da 246 led a luce calda e fredda e sospese ai lunghi balconi, a loro volta arricchiti da 230 metri di miniflux di luce calda. Alla sommità il giardino si apre nella magnificenza dei pensili floreali dialoganti con il cielo: mentre il giorno impone la sua luce naturale, permettendo la crescita di piante e fiori, è ancora un lavoro di illuminazione ad esaltare la poesia di queste aiuole sospese tra terra e cielo, finché l’oscurità ne permette il quotidiano riposo. Il Giardino Verticale si chiude con elementi triangolari, decorati dal verde ricascante, che a sbalzo fanno capolino dalla quadratura alta del palazzo, e aprono al cielo determinando quella liaison indispensabile all’equilibrio formale dell’opera.

Richi Ferrero

COME SE A TORINO CI FOSSE IL MARE

All’interno del palazzo, una straordinaria sorpresa luminosa che rimanda al sogno porta il mare a Torino attraverso un’altra opera di Richi Ferrero. L’ispirazione nasce dall’ingombrante presenza, al centro dello spazio, di una cupola vetrata, attualmente trasparente, che fa da copertura al salone sottostante in uso ad una banca, e che rappresenta il limite delle aree di calpestio private dei quattro alloggi prospicenti l’area. L’opera si compone di due segni, uno vegetale ed uno scultoreo che si relazionano con pertinenza costituendo un unicum di grande fascino. L’intero perimetro della cupola vede la collocazione continua di un arredo vegetale costituito da presenze arboree diversificate sempreverdi. Il segno scultoreo è rappresentato da sette pesci di tre dimensioni differenti, dei quali i più grandi raggiungono un metro di lunghezza. I pesci costruiti in vetroresina opalina sono collocati sulle centine della cupola a diversa altezza: di giorno fanno capolino tra la verzura, mentre di notte si illuminano cambiando colore secondo la programmazione desiderata. La corte si trasforma perciò in fondo marino, abitato da pesci luminosi visibili tra le fronde di una poetica vegetazione corallina.

Richi Ferrero

LA MASCHERA

Domenico Borrelli

ASSO DI CAPPELLO

Mescolare le carte, cambiare gioco, sparigliare. Dar voce all’inatteso, nel consolidato piacere di smarrire, mentre il buffone – matto per scherzo e saggio per necessità – gesticola di usi e abusi della sorte, caso fortuito per gli uni, pura sincronicità per gli altri. L’Asso di cappello abita il mondo doppio, l’altro, quello che guarda il nostro allo specchio, sganasciandosi dal ridere con le mani nei capelli; l’Asso di Cappello è il mondo di Alice e dei poeti di compagnia; scultura , massa, corpo, materia, e insieme ironia, motto di spirito; immateriale pensiero e atto creativo. L’artista si ritrae in carta immaginaria, una delle poche a poter cambiare la partita, mescolando con attenzione, e in perfetto equilibrio, l’arte del gioco e il gioco dell’arte. Diceva Rabelais, citando un filosofo: “sarebbe estremamente interessante scrivere la storia della risata”.

Domenico Borrelli

MEMORIE

Le anatomie di Borrelli sono una sorta di endoscopia, tesa a mettere in evidenza come la corporeità, “dissecandosi”, diventi espressione di uno stato primario archetipale, all’incrocio tra la distanza e la separazione, individuando topografie fenomenologiche.” (Anatomie inquiete, Tiziana Conti, 1998) “Il lavoro Colonna esplicita apertamente la relazione, tematica e materica, tra scultura e architettura, tra corpo e spazio. La sua ricerca celebra da sempre il corpo come filo conduttore (Nietszche), il corpo quale luogo totemico (per l’arte è la scultura) come si costruisce sulla metrica e sull’ordine, strappandosi, in un continuo movimento, a togliere, dal potere e dal caos.

Daniele Accossato

RAPITO

Nel reinterpretare i più famosi guerrieri giunti sino a noi dall’antichità, Daniele Accossato forgia un inedito Bronzo di Riace. Legato e rinchiuso in una cassa, l’eroe esemplare, audace e ieratico, improvvisamente si ritrova prigioniero vulnerabile e indifeso, mantenendo, nonostante il fato avverso, un’innegabile fierezza quanto una toccante umiltà.

Fabio Viale

VENERE E KOUROS

Attraverso immagini divenute icone Viale riproduce nuovi significati nella sua opera in un’ottica di sfida a suggerire che dietro ogni rappresentazione e simbolo si nasconde altro insito nelle possibilità con cui la materia si lascia plasmare e trasformare, per restituire l’idea di una realtà dove il tempo sembra fermarsi.

Gabriele Garbolino

SENZA TITOLO

Massimo di Venuto

DEEP

Mateal Art

SENZA TITOLO, ROSSO E GONNA GIALLA

Michelangelo Pistoletto

PANNI STESI

I quadri-specchio di Pistoletto, per altro, non realizzano soltanto l’ideale di una pittura perfettamente ‘oggettiva’, capace cioè di ‘doppiare’ la realtà, ma anche di una pittura dinamica e non immobile nella sua oggettività, proprio come è la vita: infatti tutto ciò che viene a specchiarsi nel quadro (il mutevole ambiente circostante o l’immagine stessa di chi guarda l’opera) entra a far parte del quadro allo stesso titolo e con la stessa lucida ‘oggettività’ della figura o delle figure fotografiche che nello specchio sono stampate. Pistoletto relizza così un fissaggio che sospende il tempo ma a ogni attimo ne rinnova la configurazione. Quando poi si fotografa un quadro-specchio di Pistoletto, diventa praticamente impossibile distinguere le figure specchiate da quelle riportate sullo specchio, e dunque di un quadro-specchio di Pistoletto si possono eseguire infinite riprese diverse, sintomatiche della ‘labilità e relatività spazio-temporale’ (Calvesi) di questo sistema aperto di immagini.

Richi Ferrero

SAGITTAURUS

Questa sorta di “guardiano” della città altro non è che una scultura luminosa concepita per ridisegnare il profilo notturno di Torino, dando un tocco di classe e di colore. Concepito dall’artista Richi Ferrero il Sagittaurus è la seconda vedetta luminosa che veglia sulla nostra città dopo il Grande Guerriero, collocato nel 2006 su un palazzo in corso Matteotti. Il Sagittaurus, protagonista di questi ultimi giorni dell’arte torinese, rappresenta il connubio tra un conquistatore dotato di arco e frecce e un toro, simbolo dell’antica popolazione dei Taurini.

Richi Ferrero

EQUINOX

Alti, sottili, armati di lance, frecce, dardi, a piedi e a cavallo: così Richi Ferrero ha concepito le vedette di #Torino, una serie di sculture luminose che, sporgendosi dai tetti, con la loro luce ridisegnano il profilo della notte. Al #GrandeGuerriero, (collezione privata) collocato nel 2006 al piano più alto di uno stabile di corso Matteotti, in estate (giugno 2015) è giunto a dare man forte il #Sagittaurus, che veglia sui tetti di Corso Massimo d’Azeglio all’angolo con Corso Vittorio. In questi giorni, sull’attico del palazzo del ‘600, all’angolo tra le vie Lagrange e Giolitti, é stato collocato #Equìnox, la terza scultura che si affaccia sospesa tra montagne e collina sulla città che come diceva LeCorbusier ha la migliore posizione naturalistica del mondo. “Una triade di guerrieri veglia la città dai suoi tetti. Li ho concepiti in modo che ciascuna opera, di giorno, si disegni sul cielo della città come un segno di matita su un foglio mentre al tramonto un particolare rivestimento combinandosi con la luce che li veste li restituisce alla visione come se emettessero luce propria- spiega l’artista Richi Ferrero. I miei guerrieri non sono né invasori né conquistatori, ma vedette del territorio mentale” Mentre Equìnox armato di balestra sembra spiccare con il suo cavallo un salto dai tetti alle nuvole, il Sagittaurus coniuga le figure del guerriero armato di arco e frecce con il Toro, ricordando il popolo dei Taurini, antichi abitanti delle foreste tra i tre fiumi Po, Dora e Stura, dove è poi sorto il presidio romano, primo nucleo della città di Torino.

Alessio Boroni

URBAN I.N.R.I

Urban I.N.R.I. E’ l’opera che ho realizzato per il progetto “Lagrange12”. Ho pensato alla creatività e alla città. Agli uomini che ci sono dietro e dentro. Ogni mattone nasconde storie, le storie degli uomini che hanno immaginato il palazzo che quel mattone concorre a definire, gli uomini che hanno posato quel mattone, quelli che hanno usufruito di quel palazzo…la città è una rete di storie e di uomini, la città è plasmata e riplasma gli uomini. In quest’opera ho giocato sul rapporto tra uomo e città: una città che scaturisce dalla mente dell’uomo/creatore o che lo sovrasta come una moderna corona di spine? Ma dopotutto l’arte non deve dare risposte… “L’arte non è ciò che vedi, ma ciò che consenti agli altri di vedere.” Edgar Degas”

Ahmad Armone e Fanny Meera

CREATE

“L’opera nasce per illustrare i processi psicofisici di creazione, con un idea di espansione creativa. Il soggetto in questione presenta la “mente” che tende ad essere avvolta da processi mentali attraverso la conoscenza, che è stimolata e influenzata da qualcosa che trova esternamente. Nubi color arcobaleno esaltano il lato sensoriale della creatività sul soggetto in questione. L’occhio sta a sottolineare l’importanza della vista, coprotagonista insieme alla mente, nel partorire l’idea creativa.”

Riccardo Di Stefano

SENZA TITOLO

“La città può essere metaforizzata come un’immenso macchinario, un ammasso sferragliante e stratificato di case, torri, fabbriche e persone. Traballando, il mostro meccanico si muove, pur lentamente, verso un’evoluzione geografica quanto sociale. La creatività di coloro che vivono la città ne è il motore pulsante, fatto di istinti, idee e colori. La realizzazione della mia opera vuole rappresentare l’idea del moto lento ma inesorabile dell opificio/città verso il suo continuo divenire, sotto la spinta, appunto, di un’arte che coinvolga tutti coloro che lavorano, abitano, vivono la città.”

Omaggio a Depero di Richi Ferrero

CANCELLO FUTURISTA

L’opera dell’artista torinese è una dedica a Fortunato Depero, protagonista dell’arte del ‘900, rappresentante del secondo futurismo e firmatario del manifesto dell’aeropittura. Lagrange12 apre dunque il suo cortile alla città in un dialogo tra architettura storica, arte moderna e scultura contemporanea, che sarà fruibile a cittadini, turisti e semplici curiosi.

Roberta Bertazzini

LIBERO ARBITRIO & PAPAVERI E PAPERE

LIBERO ARBITRIO: Tavolino inizio ‘900 ritrovato nelle Colline del Chierese. Composizione morfologica, laccatura a base gesso, inserti con carta da parati (tipo vinilico), spatolato in malta minerale e decoro calligrafico.

PAPAVERI & PAPERE Carta pergamena, fogli a quadretti a righe o semplicemente bianchi, penna a sfera, ad inchiostro, matita o pastelli colorati, nastri, coccarde graffette, elastici da cancelleria… Donne reali che scrivono il proprio intimo desiderio di vita nero su bianco,desideri reali confezionati amorevolmente e che ora abitano in questi cassetti pronti per spiccare il volo attraverso la luce.

Roberta Bertazzini

VORREI GIOCARE E QUINDI VOLO

Installazione artistica ispirata al gioco del Tangram. Sabbia, calce, gesso di bologna carta da parati,malta minerale terre naturali,pigmenti in pasta, latte di calce, tela tarlatana smalto all’acqua, idropittura cera naturale.

Pixel Pancho

EATEN FEELINGS / MOTHER NATURE

Il cortile di Quadrato, la casa contemporanea e relais urbano del Gruppo Building, si apre all’arte e alla città con un’opera di PixelPancho. Il famoso street artist torinese ha appena realizzato Eaten by feelings, una pittura del filone che l’artista definisce Mother Nature, visitabile da domani nel cortile di Via delle Orfane 18 a Torino. Pixel Pancho ha disegnato nella corte di Quadrato un volto femminile dall’anima robotica su cui ha il sopravvento la natura rigogliosa con fiori e foglie che ne ricoprono i lineamenti. Un’opera che riflette sulla piaga del femminicidio.

Richi Ferrero

IL T'ORO

Il T’ORO, simbolo di Torino che guarda al futuro, la nuova opera dell’artista Richi Ferrero, in continuità con le opere realizzate a Lagrange 12 e The Number 6, sarà collocato sulla facciata di Quadrato, su Piazzetta della Visitazione. “Questo T’ORO dalle corna d’oro è una visione della città, di ciò che è stata e di quel che sarà. Il frame che congela l’attimo dello sfondamento è il mutare di Torino nel presente ogni qualvolta lo sguardo di chi passa ne coglierà la presenza.” dichiara l’artista Richi Ferrero.

Domenico Borrelli per Paratissima 15

LIMITLESS

L’azione simultanea dell’artista Domenico Borrelli e di due architetti conduce alla realizzazione di una grande scultura, fruibile nel percorso di Paratissima XII, che sarà poi ricollocata al termine della manifestazione nel cortile di Quadrato, la trasformazione dell’antico convento di Sant’Agostino nel cuore del quadrilatero romano a Torino, in fase di realizzazione dal Gruppo Building. L’opera Limitless dell’artista Domenico Borrelli, esito del workshop realizzato con materiali recuperati dei cantieri di Building, in collaborazione con IAAD, Politecnico di Torino e Lombroso16, è stata costruita con materiali edili per svelarne le infinite possibilità artistiche ed espressive.

Paratissima 14

BUILDING DOME

Workshop di Paolo Grassino

PARATISSIMA 13

Il workshop di progettazione guidato dall’artista Paolo Grassino conduce alla realizzazione di un’opera di grandi dimensioni che verrà esposta in occasione di Paratissima 13 nel cortile della Caserma La Marmora in Via Asti 22 e che sarà poi ricollocata come opera d’arte visibile a tutti in uno spazio di proprietà Building. Il lavoro nasce dalla riflessione dell’utilizzo sempre maggiore dei materiali da cantiere nell’arte contemporanea, e sulle potenzialità artistiche che questi possono assumere anche grazie alla loro struttura, il loro colore e la loro texture. Sono semplici materiali grezzi, normalmente al servizio dell’edilizia, ad assumere forme e contenuti differenti per rivelare così, finalmente, la loro inconsueta e inaspettata bellezza.

Richard Wilson

HANG ON A MINUTE LADS..I'VE GOT A GREAT IDEA

Venerdì 1 novembre ad Allegroitalia Golden Palace è stata presentata, insieme ad Artissima Fair, l’opera “Hang On A Minute Lads … I’ve Got A Great Idea” dell’artista britannico Richard Wilson a cura di Mark Hinchliffe e Heidi Donohoe. Un bus basculante, in scala 1: 1, ispirato alla scena finale del film del 1969 The Italian Job con Micheael Caine, sarà sospeso a venti metri di altezza sulla terrazza del quinto piano di Domus Lascaris.

Roberta Bertazzini

OXIDUM

E’ tutto ciò che si trasforma. È tutto ciò che abbatte le barriere del perfetto, del prezioso e del “bello”. Le trasformazioni avvengono prima nello strato più profondo di ognuno di noi per poi coinvolgere la pelle e il mondo del “visibile”, ove le parole scritte non si leggono ma si sentono.

Oxidum è chi sa essere luce anche nell’ombra.

Materiali:

Foglia oro imitazione
Adesivo all’acqua sintetica stabilizzata
Polvere metallica lamellare
Polvere di rame luminor 2250-01
Patina ossidante rame-rev 7
Patina gialla
Patina blu
Smalto all’acqua
Resincera
Grafite

Tecnica:

Applicazione di foglia oro imitazione a missione su supporto murario (cartongesso) e successive ossidazioni della medesima a mezzo di patine ossidanti, seguendo precise linee compositive e dinamiche di “gravità”. Inserti decorativi di tipo calligrafico con le medesime tecniche in aggiunta a vezzi segnici in grafite.